Corrado Costa, Pseudobaudelaire (Scheiwiller, 1964)
Quasi con sorpresa mi sono reso conto che di Corrado Costa lo scorso inverno ricorreva il ventesimo anniversario della morte. Era nato il 9 agosto 1929 a Mulino di Bazzano, nel magico casale che negli Anni Settanta fu teatro delle gesta dei poeti di “Tam Tam” in quell’avventura letteraria, coordinata da Adriano Spatola e Giulia Niccolai, che è stata definita la “Repubblica dei poeti”, alla quale Corrado partecipò attivamente. E se n’è andato il 9 febbraio 1991, stroncato da un malore mentre si trovava da solo nel suo studio di avvocato, a Reggio Emilia: esattamente un mese dopo la scomparsa di una poetessa bolognese a lui cara come a tutti noi, Patrizia Vicinelli.
Del multiforme genio letterario e artistico che è stato Corrado Costa si è detto e scritto molto, anche se forse non abbastanza. Spirito ironico e irriverente, per lui si sono usate locuzioni come “saltimbanco dell’anima” e “lunare funambolo della parola” . Era un vero animale da palcoscenico, abilissimo nel declamare i suoi recitabilissimi (e spesso divertenti) versi e testi in prosa, superbo padrone delle tecniche surrealiste che prediligeva e degli umori patafisici che lo ispiravano, amante del paradosso qual era. Sorretto da mimica facciale, gestualità e facilità di parola che gli venivano anche dalla professione di penalista, sapeva catturare in modo irresistibile l’attenzione del pubblico di piccoli teatri, librerie, gallerie d’arte o dei salotti che frequentava. Ottimo disegnatore, si divertiva anche a illustrare libretti suoi o di qualche amico.
Ma è il Corrado Costa poeta che viene proposto in questa occasione, con la riproduzione integrale della sua prima raccolta ufficiale di versi, Pseudobaudelaire, pubblicata da Vanni Scheiwiller nel 1964, nella collana “All’Insegna del Pesce d’oro”. Non possedendo quella prima edizione ho utilizzato la successiva, edita nel 1986 con l’aggiunta di una “Lettera all’Editore” che chiarisce molte cose sull’idea di poesia e dell’essere poeta che lo caratterizzava. Questa copia mi fu regalata, con un mio gustoso ritrattino eseguito con pochi tratti di penna stilografica, come dedica, da Corrado stesso a Torino in un momento conviviale a casa del poeta-pittore Sergio Cena. La foto che segue è di Antonio Ria. Il testo di Nanni Balestrini dedicato a Corrado Costa è tratto dal volume The Complete Films, ampia antologia di scritti del poeta reggiano a cura di Eugenio Gazzola (con un dvd a cura di Daniela Rossi), edito da Le Lettere di Firenze nel 2007. A concludere la recensione a Pseudobaudelaire firmata da Adriano Spatola sul numero 18 de “il verri” del 1964 e l’articolo di Alfredo Giuliani apparso su “la Repubblica” tre giorni dopo la scomparsa dell’amico.
In questo sito compare già, nella sezione Edizioni Geiger al punto 4 la raccolta di poesie Le nostre posizioni del 1972, nella versione inglese pubblicata nel 1975 a Los Angeles, con testo italiano a fronte. Nei prossimi mesi verrà dato spazio ad altre opere di Costa, in versi, in prosa e visuali.
Maurizio Spatola