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Il “Surrealismo fiorito” di Ferdinando Albertazzi
Botanybotany bay (Sampietro Editore, Bologna 1965) 

  Ho già avuto occasione di ricordare in questa sede l’importante ruolo svolto a Bologna, nella seconda metà degli Anni Sessanta, del giovane e coraggioso editore Enrico Riccardo Sampietro, il cui impegno a favore degli autori della Neoavanguardia letteraria e della rivisitazione di scrittori fra Rinascimento, Barocco e Ottocento, considerati precursori dello Sperimentalismo, venne interrotto dalla tragica morte che lo colse non ancora quarantenne: vedi in particolare in questa sezione al punto 9, ma anche ai punti 7, 10 e 14.

Le collane dedicate agli “antenati” (dove spiccano nomi come Pietro Aretino, Domenico Batacchi, il Marchese De Sade, Lautréamont) si aggiunsero in seguito, ma in quel 1965 che costituì l’anno di esordio del battagliero Sampietro come editore d’avanguardia uscirono l’uno dopo l’altro libri che avevano per autori giovani e giovanissimi esponenti di quella galassia di ricercatori di nuovi linguaggi poetici e narrativi creatasi dopo l’esplosione del Gruppo 63. Fra questi l’allora ventunenne studente di fisica bolognese Ferdinando Albertazzi, coinvolto l’anno prima da Adriano Spatola nell’avventura della rivista reggiana “Malebolge” e in quel curioso tentativo di recupero del Surrealismo che Giorgio Celli, Corrado Costa e lo stesso Adriano avevano definito “Parasurrealismo” (vedi nel sito nella sezione “Archivio” ai punti 5 e 11).

Proprio seguendo quell’onda Albertazzi aveva scritto il racconto Botanybotanybay, con una struttura narrativa ed un linguaggio che nella sua nota critica, leggibile sul risvolto di copertina, mio fratello definì “surrealismo fiorito”, riferendosi, con audace parallelo alle evoluzioni in architettura dal gotico al gotico fiorito, per tratteggiare la “necessità” del ricorso alla categoria del Grottesco. Fu proprio Adriano, nel frattempo divenuto a soli ventiquattro anni direttore editoriale dell’intraprendente Sampietro, a suggerire la pubblicazione del racconto di Albertazzi: le circostanze in cui il giovane venne a contatto con il vulcanico Sampietro sono da lui stesso raccontate nella testimonianza, qui riprodotta in chiusura del documento, che scrisse nel 2012 per il catalogo della mostra “Tre editori storici d’avanguardia” (imperniata sulle figure di Sampietro e Spatola), organizzata a Bologna per iniziativa del designer Maurizio Osti.

Subito dopo la laurea Ferdinando Albertazzi si trasferì a Torino, dove vive tuttora, dedicandosi all’insegnamento e ampliando il suo percorso letterario alla narrativa e saggistica per l’infanzia e per ragazzi, con all’attivo un gran numero di pubblicazioni, mentre proseguiva un’intensa attività di critico letterario, in particolare sul supplemento “Tuttolibri” del quotidiano “La Stampa”. Ancora contrassegnati dalla prossimità con la Neoavanguardia e i suoi prodromi sono il romanzo Anfesibena Safari (Feltrinelli, Milano 1968), le traduzioni delle poesie di Lautréamont, sempre per Sampietro, de L’amour fou di Breton per Einaudi (Torino 1974) e l’interessante antologia critica Breton, un uomo attento (Longo, Ravenna 1971), in cui ha raccolto interventi sul padre del Surrealismo firmati fra altri, da Celli, Costa, Spatola, Tola, Bedouin, Mandiargues, Soupault.

Il documento su Botanybotanybay, integralmente riprodotto, si apre con una nota biobibliografica sull’autore, una sua recente foto e la divertente voce su se stesso stesa nel 1989 in stile fiabesco (da scrittore per ragazzi) rispondendo all’invito di Felice Piemontese per l’Autodizionario degli scrittori italiani edito da Leonardo, opera cui ho più volte attinto e a cui spero di attingere ancora.
Maurizio Spatola

http://www.archiviomauriziospatola.com/ams/aziende/ams/prod/pdf_storici/S00297.pdf?a=58d65c17ad208