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I Mille Graffi di Milli Graffi (Geiger,1979). Nota di Guido Guglielmi
All’inizio del giugno scorso si è spenta la voce di Milli Graffi, poetessa a tutto campo, scrittrice, critico letterario e per oltre venticinque anni direttrice dell’autorevole periodico letterario “il verri”, fondato nel 1956 dal docente di Estetica Luciano Anceschi che ne sarebbe stato il direttore sino a poco prima della morte avvenuta nel 1995. Del Professor Luciano, Milli era divenuta nuora, avendone sposato il figlio Giovanni, designer e traduttore dal tedesco: sua la versione italiana, edita da Bompiani, del fondamentale saggio Aesthetica, opera del semiologo Max Bense, principale teorico della Poesia concreta. Dalla loro unione sono nati due figli, Barbara e Valerio. Sin dagli Anni Sessanta Milli aveva cominciato a scrivere articoli e recensioni apparsi su “il verri” e su altre riviste letterarie: tra queste “Tam Tam”, creata e diretta dagli amici Adriano Spatola e Giulia Niccolai, con sede nell’isolato casale di Mulino di Bazzano e della cui redazione facevano parte anche Milli e Giovanni (autore della grafica di copertina).
Donna colta, intelligente e spiritosa, Milli Graffi aveva un carattere forte, a volte anche spigoloso, spingendo talora l’ironia fino al sarcasmo con battute taglienti ed efficaci, non sempre perdonate dai bersagli, ma era anche generosa e capace di gesti di vera amicizia. Ne ricordo uno in particolare, nei miei confronti, che mi commosse. Nel giugno 2011 eravamo entrambi invitati a un piccolo incontro letterario presso la biblioteca Feltrinelli di Parma, organizzato dall’infaticabile Daniela Rossi. Poco tempo prima avevo detto per telefono a Milli che mi mancavano gran parte dei numeri de “il verri” da lei diretto, mentre ne avevo molti di quelli precedenti. Lei prese nota dei numeri che mi mancavano e arrivò a Parma in treno con una grossa borsa contenente una trentina di numeri della rivista, cosa di cui le fui molto grato.
La prima raccolta di versi di Milli Graffi fu pubblicata nel 1979 dalle Edizioni Geiger, con una nota di Guido Guglielmi e un titolo, Mille graffi, denotante a un tempo autoironia e proclamazione d’intenti. Versi in gran parte impregnati del gusto del nonsense, di cui Milli era particolarmente appassionata, al pari dell’amica Giulia Niccolai. Negli anni seguenti Milli pubblicò altre raccolte di poesie con diversi editori, dei quali si troverà riscontro nella biografia. La riproduzione integrale di Mille graffi costituisce l’oggetto di questo documento, insieme con due recensioni apparse in periodi diversi e firmate da personaggi autorevoli molto differenti fra loro, quali Vincenzo Accame e Giuliano Gramigna. Il primo esamina l’opera della Graffi dal suo punto di vista di poeta visivo militante e teorico della poesia simbiotica, il secondo lo analizza con gli strumenti del critico letterario esperto, avendo esercitato a lungo questo mestiere sulle pagine letterarie del “Corriere della Sera”. Ho tratto l’intervento di Gramigna dal numero triplo a lui dedicato tra il 2007 e il 2008, dopo la sua morte, dalla rivista “Testuale”, da lui fondata nel 1983 insieme con Gio Ferri e Gilberto Finzi: scomparso due anni fa anche Gio Ferri, “Testuale” ha cessato le pubblicazioni. Conclude il documento uno scritto di Milli su Antonio Porta comparso postumo nell’ultimo numero de “il verri” pubblicato nell’ottobre scorso.
Per oltre cinquant’anni Milli Graffi è stata molto attiva e presente in parecchie iniziative legate alla poesia e all’arte d’avanguardia. La si poteva incontrare a convegni, presentazioni di libri, mostre, incontri e festival di poesia, anche internazionali: una delle sue due foto, inserite nel documento, la ritrae mentre recita con pathos suoi versi nel corso di una delle Edizioni di “Milano-poesia” alla Rotonda della Besana, presente anche il sottoscritto.
Ciao Milli,
Maurizio Spatola